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Ambiti di intervento dell’Energy Manager, prima parte

Aggiornamento: 13 mag

  • Diagnosi energetiche

La diagnosi energetica è il primo passo di qualunque iniziativa di effici



entamento. La Direttiva 2012/27/UE definisce l’audit (o diagnosi) come “una procedura sistematica finalizzata a ottenere un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di una attività o impianto industriale o commerciale o di servizi pubblici o privati, a individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e a rife­rire in merito ai risultati”. La prima diagnosi energetica (o anche una procedura di analisi “light” per interventi circoscritti) è un investimento lungimirante per avere un quadro dello stato dell’arte dei consumi e cominciare a costruire le basi (procedurali, informatiche, tecniche) per quanto riguarda le diagnosi successive. Il D.Lgs.102/14 all’art.8 impone un obbligo di diagnosi alle grandi imprese e alle imprese energivore. Su tale tema si rimanda alle informazioni di dettaglio (ivi comprese faq, chiarimenti e guide) nelle apposite sezioni dei portali del MiSE e dell’ENEA.

  • Energy performance indicator (EnPI)

Il primo strumento di analisi è quello di elaborare indici specifici o indicatori di consumo energetico per le utenze maggiormente rilevanti: possono essere consumi specifici delle caldaie, kWh/m2 di superficie illuminata, kWh/posto letto nelle strutture ospedaliere, m3 di gas/acqua asportata nelle lavorazioni industriali. Definire gli indicatori implica un’attenta analisi  del processo produttivo e può richiedere campagne di misura ad hoc dei consumi. Le misure possono basarsi sulla lettura di strumenti esistenti e, a volte, possono richiedere l’installazione di strumenti di misura: per esempio misuratori di potenza elettrica o della portata dei vari fluidi. La specificità delle misure da rilevare spesso può richiedere un investimento per incrementare i servizi già presenti in centrale, oppure richiedere prestazioni da parte di società esterne.

Gli indicatori hanno vari possibili utilizzi: permettono di fare confronti fra varie attività, di seguire nel tempo gli effetti degli interventi attuati, consentono il confronto con altre strutture in contesti omogenei e, infine, il raffronto con i dati di letteratura.

  • Gestione dei consumi e interventi

Sulla base dell’osservazione diretta della modalità dei consumi e sulla risultanza degli indicatori, l’energy manager potrà proporre in prima battuta una serie di interventi di tipo gestionale, che in genere non richiedono particolari costi di investimento e riguardano le modalità di utilizzo delle apparecchiature esistenti. Questi interventi, basandosi sulla modifica nel comportamento oltre che dei dispositivi degli operatori stessi, richiedono una costante azione di sensibilizzazione degli stessi, la successiva pubblicizzazione e diffusione dei risultati ottenuti, la previsione di possibili incentivazioni agli operatori in funzione dei risultati conseguiti, e potranno agevolare il raggiungimento di apprezzabili risultati. Gli ambiti maggiormente adatti per svolgere queste azioni appaiono essere le centrali termiche, l’illuminazione dei locali, il controllo dei ricambi d’aria.

  • Buone pratiche

Interventi gestionali richiedono l’instaurarsi di un complesso di procedure e di pratiche relative alle modalità di conduzione, sia nelle centrali termiche ed elettriche che nei vari contesti di utenza. Queste pratiche, tese ad evitare i consumi inutili e limitare le inefficienze di vario tipo, richiedono interventi di formazione e di informazione rivolti agli utilizzatori; gli interventi di consuntivazione dei centri di costo, inoltre, possono permettere alla direzione di predisporre sistemi premianti di vario tipo che favoriscano la partecipazione creativa dal basso alle operazioni.

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